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FONDAZIONE DEL SACRO CUORE

Le volontarie Michela, Daria e Chiara condividono con noi le emozioni del loro anno di SERVIZIO CIVILE alla FONDAZIONE DEL SACRO CUORE di Cesena. 

Maggio 2017. Tornata a casa dall’ennesimo infruttuoso colloquio all’ufficio di collocamento ho trovato ad attendermi un dépliant mai visto prima. Ancora non lo sapevo, ma quel piccolo pezzo di carta mi avrebbe cambiato la vita. Stavo cercando lavoro da quasi un anno, dopo aver abbandonato l’università e un futuro certo che stavo pianificando fin da bambina, senza successo. Cominciavo a sentirmi inutile e depressa quando mi hanno richiamata da un asilo nido per uno stage pagato. A quel punto ero tra due fuochi .. o lo stage o il servizio civile. O un porto sicuro o un salto nel vuoto. Ho scelto il vuoto, l’avventura, uno stipendio più basso, l’ignoto. E mai scelta fu più azzeccata. Certo, all’epoca non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi visto che non avevo mai sentito parlare di servizio civile. Mi immaginavo qualche ruolo minore, un paio di fotocopie, caffè, cose da film americano. Tra i vari enti ho scelto una scuola perchè stare con i bambini è sempre stata la mia gioia più grande e se proprio dovevo passare millequattrocento ore a fare qualcosa almeno sarebbe stato qualcosa di piacevole. E così dopo aver superato un paio di colloqui è iniziata la mia avventura nel mondo del servizio civile e in generale nel mondo del lavoro. Il primo giorno ero intimorita, mi sentivo persa, non conoscevo nessuno. Non sono mai stata troppo estroversa e ritrovarmi ad una riunione con persone sconosciute che parlavano di cose a me totalmente estranee e senza sapere dove mettere le mani mi aveva innervosita. Per mia grande fortuna ho presto scoperto di lavorare con persone sensibili ed intelligenti che mi hanno accolta nella loro grande famiglia. Nonostante i loro consigli ho presto dovuto farmi largo nella giungla del lavoro, imparando velocemente e spesso saltando nel vuoto. All’inizio me ne stavo nell’angolino della classe ad aspettare istruzioni quasi avendo paura di respirare e andando nel panico ogni volta che mi veniva avanzata una richiesta per la paura di sbagliare. Poi ho capito che questo non solo non mi avrebbe portata da nessuna parte, ma mi avrebbe fatta affogare. Così mi sono rimboccata le maniche, ho dovuto prendere delle decisioni e assumermene le responsabilità e ho iniziato a lavorare sodo trovando un mio equilibrio. Sono passata dal fare decine e decine di fotocopie e ritagliare ventitrè schede alla volta al fare lezione all’intera classe passando per l’organizzazione dei lavoretti per varie feste e fare foto durante eventi/gite , correndo su e giù, dando una mano in mensa e nel pre – scuola, scrivendo avvisi e controllando verifiche e compiti destreggiandomi tra i piccoli alunni di prima elementare e le loro necessità (da una semplice nostalgia per la mamma ad un mal di pancia). Ma la sfida più grande è stata affiancare un bambino con particolare problematiche e in cura con farmaci e frequenti scatti d’ira. Lui era fantastico, ero io ad avere paura di non essere all’altezza. Abbiamo avuto alti e bassi, abbiamo litigato e fatto pace, abbiamo pianto e abbiamo riso. La mattina entravo in aula, puntualmente in ritardo per aver accompagnato i “piccoli” in classe, e ad attendermi accanto a lui sempre il suo volto sorridente. A metà anno scolastico mi sono resa conto che forse avevo fatto una piccola differenza nella vita di quel bambino e lui, inconsapevolmente, ne aveva fatta una grossa nella mia. E’ stata un’esperienza a trecentosessanta gradi, che ha coinvolto e potenziato molte delle mie abilità e mi ha arricchito come persona. Ed è per questo che mi sono sentita in dovere di dare qualcosa in cambio prendendo parte ad eventi di promozione del servizio civile. Essendo stata da entrambe le parti so quanto ancora la gente ignori questo mondo di volontariato, di scambio reciproco. Non si tratta del rimborso spese, davvero esiguo, né del fare per fare, ma di quanto si possa aiutare qualcuno donando un po’ del proprio tempo e delle proprie energie. Proprio grazie al servizio civile sono entrata in contatto, per puro caso, con un’altra associazione del mio quartiere e della quale ignoravo totalmente l’esistenza ( a due passi da casa mia! ) e che frequentavo ( e ho intenzione di continuare a frequentare ) a titolo puramente gratuito e che mi ha regalato momenti indimenticabili, coscienza di ciò che è diverso da me e amicizie che durano ancora oggi. Senza contare le porte che mi ha aperto questa esperienza, sopratutto dal punto di vista lavorativo. E’ un’esperienza che tutti dovrebbero fare una volta nella vita. Per se stessi e per gli altri. Per capire che nessun lavoro è facile, ma al contrario richiede pazienza, impegno e fatica.

Michela F. – volontaria SCN

Quando decisi di candidarmi per il bando del servizio civile nazionale, non ero del tutto consapevole di quello a cui sarei andata incontro. Fosse stato per me forse non avrei nemmeno preso in considerazione questa possibilità, anche perché non mi era ben chiaro di cosa si trattasse. Ma fortunatamente la vita ci fa fare degli incontri, ed è stato proprio un incontro a guidarmi verso questa importantissima scelta. Avevo conosciuto le scuole della Fondazione del Sacro Cuore di Cesena grazie ad un’esperienza di tirocinio universitario che mi aveva portato a svolgere duecento ore all’ interno della scuola primaria. Quando ormai stava per giungere allo scadere questo periodo di tirocinio, che mi aveva portato ad apprendere tanto e soprattutto a sentirmi accolta e parte di una grande famiglia, mi è stato presentato il progetto del servizio civile nazionale. Questo mi avrebbe permesso non solo di continuare ad apprendere e approfondire i miei studi, ma anche di portare avanti e coltivare quelle relazioni in erba ma allo stesso tempo per me tanto importanti, nate con estrema naturalezza sia con i bambini che con tutte le persone che lavorano per l’ente. In quella proposta io mi sono sentita cercata, desiderata, e a chi non fa piacere questo? È stato come quando passi una bella giornata in compagnia di amici, e senti che purtroppo il tempo sta per finire, inizi a cercare la borsa, la giacca, ma qualcuno ti chiede di restare ancora un po’. Alla fine, forse con un po’ di incoscienza, ma grata per quanto ricevuto in quei pochi mesi di permanenza a scuola, ho fatto la mia scelta: mi sarei candidata.
Avrei bisogno di pagine e pagine per raccontare quanto accaduto quest’anno, a partire dal descrivere tutti gli incarichi che mi sono stati affidati, che hanno messo forse a dura prova il mio spirito di adattamento e la mia intraprendenza, ma che allo stesso tempo mi hanno permesso di conoscere praticamente tutti i bambini, le maestre ed il personale.
Potrei raccontare di come sia stata un’esperienza che mi ha aiutato a prendere consapevolezza della professione che spero di poter svolgere un giorno, quella di maestra, in cui credevo già molto, ma ora ne ho davvero la certezza: è il mestiere più bello del mondo.
Potrei parlare dell’umanità che ogni giorno respiravo a pieni polmoni, da quando aprivo quella porta antincendio grigia. Un’umanità che con innocenza e freschezza vedevo rispecchiata negli occhi dei bambini. L’umanità di chi lavora con passione, credendo in ciò che fa, dalla segreteria al cortile, dalla cucina alla presidenza, per finire dentro l’aula, dove la magia accade.
Potrei parlare della stanchezza che prima o poi si fa sentire, ma che, come l’ho sempre definita io, era una stanchezza bella, una fatica che valeva la pena fare, che nonostante tutto la mattina seguente ti faceva ripartire, contenta di ritornare per rimetterti di nuovo in gioco.
Potrei parlare di tante cose, ma voglio invece chiudere soffermandomi su una parola, a me molto cara, che solo in un secondo momento ho realizzato essere pilastro di questa esperienza. È la parola servizio.
Penso rispecchi pienamente quanto ho vissuto quest’anno e cosa abbia significato per me il servizio civile. Non è stato un lavoro, non è stata una scelta basata su motivi economici. Se all’inizio poteva essere una scelta mirata ad arricchire il mio profilo professionale, tutto è andato decisamente oltre. Il servizio civile per me è stato questo, è stato servizio, è stato servire.
Servire con gratuità, disponibilità e gioia. Servire cercando di dare del mio meglio, di essere pronta al momento giusto. Servire condividendo gioie e fatiche, successi e insuccessi con chi mi era vicino. Servire cercando di aver cura e di essere custode delle persone che ogni giorno mi venivano affidate, e non mi riferisco solo a quelle di età inferiore ai dieci anni. È stato un dare senza aspettarsi niente in cambio, anche se alla fine ti ritorna tutto e anche in abbondanza!
Questo per me è servire, questo per me è stato il servizio civile nazionale.
Fate questa esperienza, qualunque sia la motivazione che vi spinge a farla. E quando la fatica, i pochi soldi, il monte ore ancora in tripla cifra vi farà perdere entusiasmo, tornate su quella prima parola: servizio. Chiedetevi cosa significa per voi, e vedrete che un anno passerà in un batter d’occhio. È vero, è solo un anno in un’intera vita, ma è un anno che la vita ve la può cambiare.

Daria S. – volontaria SCN

Ho svolto Servizio Civile in una scuola dell’infanzia. È stato un anno che mi ha permesso di crescere sia umanamente che professionalmente. Ho incontrato persone preparate, e in gamba, che mi hanno insegnato molto, giorno dopo giorno, con pazienza e dedizione. Mi hanno accompagnata lungo il mio percorso, tenendomi per mano, senza mai lasciarmi sola. Mi hanno insegnato la bellezza del loro lavoro, non sempre facile, ma che alla fine ti regala una miriade di emozioni. Quegli sguardi vispi, in cerca di continue conferme, di tutti i bimbi, mi hanno fatto sentire parte del loro piccolo mondo, parte di un pezzetto della loro breve, seppur impegnativa, vita. Mi sono resa conto della grande crescita che questo anno di Servizio Civile mi ha offerto. Grazie ai bimbi, e a tutti i maestri, ho preso consapevolezza di me stessa, delle mie potenzialità, dei mie limiti. Ho imparato l’importanza del lavoro di gruppo, grazie alle splendide persone incontrate, in cui ognuno c’è per l’altro, senza pregiudizi, ma solo con la volontà di esserci, anche solo per una parola. Consiglierei questa meravigliosa esperienza a chiunque. È un anno intenso, ma che permette di scoprire se stessi, di immergersi pienamente in un lavoro, che poi magari sarà quello che si svolgerà in futuro. Come nel mio caso, mi ha permesso di capire che quella dell’insegnamento è la strada giusta, e quindi poter intraprendere gli studi adeguati, o semplicemente, per una conferma. Potranno esserci momenti difficili, ma l’esperienza vale tutte le difficoltà che si potranno incontrare. Momenti che rimarranno impressi nella memoria come fotografie, insieme a tutte le persone che si incontrano, che in quell’anno ti fatto sentire a casa, come in una seconda, meravigliosa, famiglia.

Chiara B. – volontaria SCN